Vangelo del Re
di A.M. King
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La verità non è qualcosa in cui credere, ma solo ciò che TU sei
Cos'è la verità?
I simboli non hanno alcun potere se non quelli che l'uomo assegna loro.
postato il 12 febbraio 2009
Quando coloro che si sono occupati dei miti religiosi hanno fondato il loro sistema, hanno accumulato tutti gli scritti che sono riusciti a trovare e li hanno organizzati come volevano. Se questi scritti siano nello stato originale in cui sono stati trovati o hanno subito aggiunte, abbreviazioni, modifiche o migliorie, noi non possiamo saperlo. Diciamo che queste persone hanno deciso, mettendola ai voti, quale di questi libri sarebbe dovuto divenire la parola di dio e quale no; se avessero votato in maniera diversa, noi avremmo creduto in maniera diversa: la fede di uno è derivato dal voto di un altro. Noi non sappiamo nulla delle persone che hanno fatto ciò, ma essi si sono dati il nome generico di Chiesa e questo è tutto ciò che sappiamo sulla faccenda.
Thomas Paine
Le parole sono il mezzo
per giungere al significato e,
per coloro che vorranno ascoltare,
per giungere all’affermazione della verità
e la verità è
che c’è qualcosa di terribilmente marcio.
Crudeltà e ingiustizia, intolleranza e oppressione:
lì dove una volta c’era la libertà di obiettare,
pensare e parlare nel modo ritenuto più opportuno,
ora ci sono inquisitori e sistemi di sorveglianza
che vi costringono ad accondiscendere.
Perché è accaduto?
Come è accaduto?
Di chi è la colpa?
Sicuramente ci sono alcuni più
responsabili di altri che dovranno rispondere
di tutto ciò.
Ma, ancora una volta,
a dire la verità,
se vogliamo trovare il colpevole,
non c’è che da guardarsi allo specchio.
Lo so perché lo avete fatto!
Perché avevate paura
guerre
malattie
nemici
indebitamento.
C’era una quantità enorme di problemi e su questo,
dall'inizio dei tempi,
ha fatto facilmente presa un’azione diabolica che,
facendo leva sui SIMBOLI,
era atta a sopprimere la vostra ragione e
a privarvi del vostro buon senso.
I popoli non dovrebbero aver paura dei simboli:
sono gli uomini che conferiscono potere ai simboli;
di per sé un simbolo è del tutto privo di significato…
(liberamente parafrasato dal film: V per Vendetta)
per giungere al significato e,
per coloro che vorranno ascoltare,
per giungere all’affermazione della verità
e la verità è
che c’è qualcosa di terribilmente marcio.
Crudeltà e ingiustizia, intolleranza e oppressione:
lì dove una volta c’era la libertà di obiettare,
pensare e parlare nel modo ritenuto più opportuno,
ora ci sono inquisitori e sistemi di sorveglianza
che vi costringono ad accondiscendere.
Perché è accaduto?
Come è accaduto?
Di chi è la colpa?
Sicuramente ci sono alcuni più
responsabili di altri che dovranno rispondere
di tutto ciò.
Ma, ancora una volta,
a dire la verità,
se vogliamo trovare il colpevole,
non c’è che da guardarsi allo specchio.
Lo so perché lo avete fatto!
Perché avevate paura
guerre
malattie
nemici
indebitamento.
C’era una quantità enorme di problemi e su questo,
dall'inizio dei tempi,
ha fatto facilmente presa un’azione diabolica che,
facendo leva sui SIMBOLI,
era atta a sopprimere la vostra ragione e
a privarvi del vostro buon senso.
I popoli non dovrebbero aver paura dei simboli:
sono gli uomini che conferiscono potere ai simboli;
di per sé un simbolo è del tutto privo di significato…
(liberamente parafrasato dal film: V per Vendetta)
Pensiamo che questo servizio non incontrerà il favore di tutti; ma il momento è sempre più maturo per far comprendere perché le cose funzionano in un certo modo: perché siete esseri programmati e, al di là della buona fede, gli umani non sanno quello che fanno.

Nella mitologia cristiana, Gesù, fra tutti, sceglie 12 apostoli; con quello che leggerete oggi vi renderete conto che questa è la scelta che colui che vuole realizzare il Sé, l’IO, deve fare per scardinare i 12 “programmi” che rendono umano un essere spirituale: abbattere queste 12 caratteristiche scardina tutti i vari e infiniti atteggiamenti umani.
Parti delle informazioni riportate in questo servizio sono tratte dal libro LIFE i segreti della ghiandola pienale dalla cui lettura si comprenderà ancor meglio l’intera situazione.
Nel simbolismo cristico si afferma che Gesù suggeriva di “andare nella stanza interna” e contattare l’IO (pregare).
Quali caratteristiche ha questa stanza interna? Cos’è questa stanza interna?

Quest’area del cervello si chiama TALAMO.
Il Talamo, il cui nome deriva dalla parola greca che significa “stanza più interna”, è la più antica parte del cervello medio; si tratta di un raggruppamento di nuclei di cellule nervose che si incontrano in un punto di giunzione centrale, costituito da due distinti centri talamici, uno da ogni parte del cervello medio. Pensate al Talamo come a una centralina o una torre di controllo che mette in collegamento ogni parte del cervello con il corpo e l’ambiente: non c’è segnale proveniente dall’ambiente esterno che non passi attraverso il Talamo.
I traumi sono “registrati” nella corteccia cerebrale e ce li portiamo dietro manifestandoli come comportamenti finché non vengono rimossi con specifiche tecniche o per mezzo di una specifica abilità dell'Essere a osservare, ma per scrivere nel Talamo c’è bisogno di usare metodi coercitivi. Un programmazione coercitiva del Talamo può essere equivalente, maleficamente parlando, a migliaia di traumi “normali”.
Tanto tempo fa esseri con corpi umani furono soggetti a crudeli metodi coercitivi e, alla fine della tortura, si sono ritrovati “umani”.
Una di queste 12 aberrazioni umane, ad esempio, è rappresentata dalla ineluttabilità della morte, incarnata dal personaggio dell’apostolo Tommaso, colui per il quale non era assolutamente possibile che Gesù potesse essere risorto.
Altre aberrazioni sono responsabili della necessità della religione e della presenza di un dio, dell’umanitarismo e del buonismo, della visione duale e … del concetto del salvatore.
Il concetto del salvatore automaticamente de-responsabilizza l’uomo e lo rende più schiavo facendogli perdere ancor più la sua abilità creativa.
Ma fatto sta che tutti i 12 apostoli tradirono l’IO: è il loro compito, per questo è scritto che colui che è nella condizione di essere l’IO-Gesù non può fidarsi di questi 12; l’IO-Gesù sapeva che tutti loro lo avrebbero tradito, Pietro in testa. Egli sapeva anche che era impossibile attaccarli poiché ciò li avrebbe resi ancor più forti.
Similmente, anche in The Matrix Morpheous dice a Neo che fin quando un uomo non sarà liberato da loro è ancora un nemico per l’IO, per l'UNO: se non è uno di noi è ancora uno di loro. La parola Neo, anagrammata, significa appunto UNO (One, in inglese).
L’unico modo per far fuori questi aspetti umani è di accedere al proprio IO (risorgere e ascendere) poiché “Io me ne vado e voi mi cercherete; tuttavia morirete nel vostro peccato. Dove va l’IO, voi non potete venire" (Giovanni 8:21). Qui il fatto è comportarsi da dio e non più da uomo: il vedere gli altri come esseri divini –come dico spesso vedere gli altri già arrivati– renderà più agevole il percorso della realizzazione del Sé (e anche meno drammatico andare fino in fondo a questo documento...).
Zeitgeist è un film-documentario realizzato da Peter Joseph il cui scopo è, secondo le sue dirette parole, ispirare le persone a cominciare a guardare il mondo da una prospettiva più critica e a capire che molto spesso le cose non sono come la maggioranza delle persone crede; inoltre Joseph dice: “È mia speranza che le persone non prendano quello che vedono nel film come verità, ma la trovino per loro stessa esperienza, perché la verità non è parlata, ma realizzata”.
Noi non appoggiamo o attacchiamo le cose che non produciano noi: il nostro scopo è usare qualsiasi cosa che può essere utile per rendere chiaro un concetto. E' però certamente strano che nel caso del film Zeitgeist assolutamente nulla si conosca del produttore Peter Joseph, per cui nel frattempo che se ne saprà di più, vogliamo porre la nostra attenzione su questo film solo per lo scopo che ci riguarda.
Zeitgeist (in tedesco: Lo spirito del tempo) è un film a volte duro, ma che indubbiamente dà un forte scossone a chi lo vede: le argomentazioni sono del tutto sensate, soprattutto in contesti come questi, in cui vengono trattati argomenti di vasta portata sociale ed emozionale, come la religione, gli eventi dell’11 settembre, l’ingerenza di gruppi bancari di lungo corso sul sistema economico-politico mondiale.
Oggi ci interesseremo solo dell’aspetto della religione; vi invitiamo a seguire questa prima parte di Zeitgeist dal titolo Miti e religioni.
NOTA BENE: noi NON appoggiamo il messaggio o la filosofia Zeitgeist, per cui siamo interessati a questa parte così com'è; a tal fine abbiamo estrapolato dal film completo la parte che riguarda i miti religiosi e per la prima volta è stato doppiato in italiano dal Gruppo I AM. Dura 40 minuti e c'è un'introduzione vocale di un 15 minuti; accendete l'audio del vostro PC e buona visione, continuiamo nella lettura dopo la visione:
prodotto da Peter Joseph
- traduzione luogocomune.net -
revisione della traduzione Federico Pistono e Arcangelo Miranda - doppiaggio I AM
a parte il filmato originale e la traduzione, il resto è copyright Arcangelo Miranda
revisione della traduzione Federico Pistono e Arcangelo Miranda - doppiaggio I AM
a parte il filmato originale e la traduzione, il resto è copyright Arcangelo Miranda
Il film si basa sulle ricerche storiche e archeologiche che sono trattate anche in questo libro:
Il
libro che la tua chiesa non ti farebbe mai leggere
Euro 12,90 - pagine 576
Euro 12,90 - pagine 576
Questo è un testo che ritengo abbastanza impreciso (la seconda parte è per nulla affidabile), ma nella prima parte è abbastanza esaustivo per quello che ci interessa. Qui la questione non è se Gesù è esistito o meno (di questo non ce ne dovrebbe fregare nulla): il vero problema è la sua adorazione e tutto ciò che orbita intorno a questo personaggio, in quanto a noi interessa distinguere il mito dal messaggio.
Un nome tra i più comuni in Italia oggi è Mario; se mi trovassi a scrivere un mito atto a coinvolgere il maggior numero di persone, cercherei di usare un nome molto comune per rendere "popolare" il concetto. Se voglio trasmettere un concetto a un vasto pubblico per mezzo di un romanzo o un mito, non posso certamente avere come attore principale Albert Einstein, no? Immaginate quanta gente si sentirebbe "esclusa" dalla possibilità di incarnare senza imbarazzo il personaggio di riferimento?
Il percorso cristico, inventato in quanto mito del sole da Zoroastro migliaia di anni prima che gli scrittori dei vangeli lo riprendessero, è stato un riadattamento da parte degli ebrei per far presa a più livelli, da quello gnostico a quello popolare al fine di dare speranza al popolo oppresso dal giogo romano. Infatti uno dei nomi più comuni del momento insieme alla grande necessità di libertà contribuì a fare del Testo un grosso successo: il nome più frequente a quei tempi era... Gesù.
Il Vangelo non rappresenta la narrazione della vita di qualcuno, bensì un modello cristico che l'uomo comune può realizzare. Gesù rappresenta l'IO e tutto il resto l'ambiente in cui si muove.
Uno dei padri della chiesa, Epifanio (IV Sec. d.C.), nel suo Panarion al verso 29,9,4 afferma: “… I Nazareni posseggono il Vangelo secondo Matteo, assolutamente integrale, in ebraico, poiché esso è ancora evidentemente conservato da loro come fu originariamente composto, in scrittura ebraica."
Di questo proto-vangelo di Matteo scritto in ebraico esistono solo dei frammenti.
Una serie di reperti (il codice maiuscolo Q, un gruppo di codici minuscoli, ossia f 1 e 700, una versione siriaca, ma anche alcuni codici noti a Origene) forniscono il nome completo di Barabba: Gesù-Barabba. E' scritto: "Avevano allora un prigioniero famoso detto Gesù-Barabba.", mentre in un altro passo è detto: "Mentre dunque erano riuniti Pilato disse loro: Chi volete che vi liberi: Gesù il Barabba o Gesù detto il Messia?".
Il vangelo di Matteo fu scritto in ebraico e vi troviamo questo Gesù-Barabba, mentre quello che noi ci troviamo per le mani proviene dalla traduzione del testo greco in cui è stato omesso il termine Gesù-Barabba e il termine Messia è divenuto Cristo.
La frase diviene: "Chi volete che io liberi? Gesù detto il Cristo o Barabba?"
Ma cerchiamo di capire innanzitutto cosa significa Gesù il Cristo e poi capiremo, automaticamente, cosa significa Gesù-Barabba (per il testo che segue in colore rosso, vedi nota * alla fine).
Iniziamo da questa
cosa; nel testo greco di Matteo 2:23 è scritto "E,
appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazareth, perché
si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato
Nazareno»".
Nazareno, in questo passo di Matteo, è la traslitterazione (trascrivere usando un altro alfabeto) italiana della parola greca
Questa forma è utilizzata oltre che in Matteo, anche in Giovanni e negli Atti degli Apostoli.
Ma questa parola non appartiene strettamente alla lingua greca e sembra comparire soltanto nel Nuovo Testamento. Nazareno potrebbe significare abitante della città di Nazareth, ma questo è discutibile perché in greco l’aggettivo che designa un cittadino di Nazareth si dovrebbe scrivere piuttosto come

e questa forma è utilizzata nei Vangeli di Marco e Luca.
Non esiste alcuna profezia o passo dell’Antico Testamento che dica che il Messia “sarà chiamato Nazareno” e tanto meno che il Messia debba provenire dalla città di Nazareth, ma ciò non toglie che non ci si possa riferire a profezie "distaccate" da ciò che oggi chiamiamo Vecchio Testamento.
Al massimo il riferimento potrebbe essere Isaia 11:1 in cui si parla in termini messianici della nascita del virgulto dalla discendenza reale di Iesse e quindi di Davide; il termine ebraico usato per virgulto potrebbe essere netser. Il termine netser proviene dalla radice natsar che significa proteggere, custodire o nascondere.
L'ebraico (aramaico) non usa le vocali, per cui queste due parole si scrivono alla stessa maniera, avendo le stesse consonanti:

Le lettere TS che ricorrono centralmente nelle parole netsar e natsar in ebraico significano un'unica lettera, la tsadi che si legge "Z".
Quindi, vocalmente, netsar e natsar si leggono nezar e nazar, per cui Nazareno significherebbe "colui che germoglia".
Si potrebbe quindi sostenere che Matteo 2:23 è un passo basato sul termine Nazareno "Nazôraios" in quanto colui che germoglia oppure su Nazareno "Nazarenos" in quanto abitante di Nazareth. In greco le parole nazar e nazer non hanno corrispondenza. E qui casca l'asino...
Se il termine Nazôraios viene tradotto in Luca come Nazarenos e pur ammettendo che Nazôraios significhi veramente “cittadino di Nazareth”, il problema è che la città o villaggio di nome Nazareth non esisteva prima del III-IV secolo d.C. sebbene si sia a conoscenza dell’esistenza di tracce di vita in tempi molto antichi nella regione dell’odierna Nazareth. Gesù non era da Nazareth, ma appartenente alla setta essena ebraica dei Nazareni: rispecchiava colui che germoglia, l'IO.
Infatti questa città non viene mai menzionata in alcun passo dell’Antico Testamento, mentre in molti passi del Nuovo Testamento Gesù è definito come il Nazareno; anche negli Atti degli Apostoli i primi cristiani sono chiamati Nazareni (cfr. Atti 24:5).
Chi erano i Nazareni?
Ancora Epifanio produce una descrizione tra i due principali gruppi esseni: Nazareni e Ossaeani. Nel passo di Panarion 1:18, scrive:
"I Nazareni erano Ebrei per provenienza originariamente da Gileaditis, Bashaniti e Transgiordani... Essi riconoscevano Mosè e credevano che avesse ricevuto delle leggi, non la nostra legge, ma altre. E così essi erano Ebrei che rispettavano tutte le osservanze ebraiche, ma non offrivano sacrifici e non mangiavano carne. Essi consideravano un sacrilegio mangiare carne o fare sacrifici con essa. Affermavano che i nostri Libri sono delle falsità e che nessuno dei costumi che questi libri affermano sono stati istituiti dai padri. Questa era la differenza tra i Nazareni e gli altri..."
Questo ordine era un gruppo gnostico che tracciava una via verso l’illuminazione che comprendeva proprie interpretazioni della cabala, esercizi di yoga e di preghiera, vegetarianesimo, senza però mai cercare un punto in comune tra tutte queste cose, ma prendendole come fossero un’unica via.
Ora facciamo il punto: Gesù, in quanto simbolo cristico dell'uomo risvegliato che procede verso l'illuminazione, era un appartenente alla setta Esseno-Nazarena.
I discepoli gnostici prima chiamati nazareni, con l'avvento del mito cristiano assunsero il più moderno nome di cristiani, ma la traduzione greca, quando parla delle origini di Gesù, mantiene in greco il termine ebraico Nazareno poiché in greco non esiste un termine equivalente. Quindi il termine Nazareni sarebbe stato utilizzato in seguito (in fase di traduzione dall'ebraico al greco) anche per definire i primi cristiani.
Questo termine ha un significato solo in ebraico e quindi è non traducibile in greco se non utilizzabile come termine atto a denominare qualcuno.
Infatti anche secondo lo studioso H.H. Schaeder gli esseni “Nazareni” intesi da Epifanio non sarebbero i Nazareni "greci" del Nuovo Testamento, cioè i giudeo-cristiani (*).
Nazareno, in questo passo di Matteo, è la traslitterazione (trascrivere usando un altro alfabeto) italiana della parola greca

Questa forma è utilizzata oltre che in Matteo, anche in Giovanni e negli Atti degli Apostoli.
Ma questa parola non appartiene strettamente alla lingua greca e sembra comparire soltanto nel Nuovo Testamento. Nazareno potrebbe significare abitante della città di Nazareth, ma questo è discutibile perché in greco l’aggettivo che designa un cittadino di Nazareth si dovrebbe scrivere piuttosto come

e questa forma è utilizzata nei Vangeli di Marco e Luca.
Non esiste alcuna profezia o passo dell’Antico Testamento che dica che il Messia “sarà chiamato Nazareno” e tanto meno che il Messia debba provenire dalla città di Nazareth, ma ciò non toglie che non ci si possa riferire a profezie "distaccate" da ciò che oggi chiamiamo Vecchio Testamento.
Al massimo il riferimento potrebbe essere Isaia 11:1 in cui si parla in termini messianici della nascita del virgulto dalla discendenza reale di Iesse e quindi di Davide; il termine ebraico usato per virgulto potrebbe essere netser. Il termine netser proviene dalla radice natsar che significa proteggere, custodire o nascondere.
L'ebraico (aramaico) non usa le vocali, per cui queste due parole si scrivono alla stessa maniera, avendo le stesse consonanti:

Le lettere TS che ricorrono centralmente nelle parole netsar e natsar in ebraico significano un'unica lettera, la tsadi che si legge "Z".
Quindi, vocalmente, netsar e natsar si leggono nezar e nazar, per cui Nazareno significherebbe "colui che germoglia".
Si potrebbe quindi sostenere che Matteo 2:23 è un passo basato sul termine Nazareno "Nazôraios" in quanto colui che germoglia oppure su Nazareno "Nazarenos" in quanto abitante di Nazareth. In greco le parole nazar e nazer non hanno corrispondenza. E qui casca l'asino...
Se il termine Nazôraios viene tradotto in Luca come Nazarenos e pur ammettendo che Nazôraios significhi veramente “cittadino di Nazareth”, il problema è che la città o villaggio di nome Nazareth non esisteva prima del III-IV secolo d.C. sebbene si sia a conoscenza dell’esistenza di tracce di vita in tempi molto antichi nella regione dell’odierna Nazareth. Gesù non era da Nazareth, ma appartenente alla setta essena ebraica dei Nazareni: rispecchiava colui che germoglia, l'IO.
Infatti questa città non viene mai menzionata in alcun passo dell’Antico Testamento, mentre in molti passi del Nuovo Testamento Gesù è definito come il Nazareno; anche negli Atti degli Apostoli i primi cristiani sono chiamati Nazareni (cfr. Atti 24:5).
Chi erano i Nazareni?
Ancora Epifanio produce una descrizione tra i due principali gruppi esseni: Nazareni e Ossaeani. Nel passo di Panarion 1:18, scrive:
"I Nazareni erano Ebrei per provenienza originariamente da Gileaditis, Bashaniti e Transgiordani... Essi riconoscevano Mosè e credevano che avesse ricevuto delle leggi, non la nostra legge, ma altre. E così essi erano Ebrei che rispettavano tutte le osservanze ebraiche, ma non offrivano sacrifici e non mangiavano carne. Essi consideravano un sacrilegio mangiare carne o fare sacrifici con essa. Affermavano che i nostri Libri sono delle falsità e che nessuno dei costumi che questi libri affermano sono stati istituiti dai padri. Questa era la differenza tra i Nazareni e gli altri..."
Questo ordine era un gruppo gnostico che tracciava una via verso l’illuminazione che comprendeva proprie interpretazioni della cabala, esercizi di yoga e di preghiera, vegetarianesimo, senza però mai cercare un punto in comune tra tutte queste cose, ma prendendole come fossero un’unica via.
Ora facciamo il punto: Gesù, in quanto simbolo cristico dell'uomo risvegliato che procede verso l'illuminazione, era un appartenente alla setta Esseno-Nazarena.
I discepoli gnostici prima chiamati nazareni, con l'avvento del mito cristiano assunsero il più moderno nome di cristiani, ma la traduzione greca, quando parla delle origini di Gesù, mantiene in greco il termine ebraico Nazareno poiché in greco non esiste un termine equivalente. Quindi il termine Nazareni sarebbe stato utilizzato in seguito (in fase di traduzione dall'ebraico al greco) anche per definire i primi cristiani.
Questo termine ha un significato solo in ebraico e quindi è non traducibile in greco se non utilizzabile come termine atto a denominare qualcuno.
Infatti anche secondo lo studioso H.H. Schaeder gli esseni “Nazareni” intesi da Epifanio non sarebbero i Nazareni "greci" del Nuovo Testamento, cioè i giudeo-cristiani (*).
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A questo punto, il testo greco di Matteo, citando la città di Nazareth, o è stato scritto dopo la fondazione della città di Nazareth del IV secolo (in realtà venne tradotto quasi subito) oppure la frase doveva essere "E, appena giunto, andò ad abitare in un gruppo chiamato Nazareni perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno»" poiché in questo modo Nazareno non sta per abitante di Nazareth, bensì per appartenente al gruppo dei Nazareni. Se da una città andate ad abitare in un'altra città, non perdete il vostro appellativo di origine -un romano non diventa un milanese se va ad abitare a Milano- ma certamente se vi associate al gruppo dei nazareni divenite un nazareno.Papia, vescovo di Ierapoli (Turchia) verso l'anno 115, in una sua opera ora perduta, raccontava (almeno così dicono Ireneo ed Eusebio) che Matteo compose gli oracoli in lingua ebraica e che ognuno li interpretava come meglio poteva.
E' da qui che viene fuori un'interpretazione greca dell'aramaico.
Cosa significa realmente la frase di Pilato "Chi volete che io liberi, Gesù detto il Messia o Gesù-Barabba?" e perché fece scrivere sulla croce "INRI Gesù Nazareno Re dei Giudei?" Messia e nazareno venivano usati come appellativi per Gesù e in greco messia viene tradotto cristo e l'altro termine è rimasto uguale.
Ma il fatto che Barabba si chiamasse Gesù rappresenta una omonimia tra due individui?
Secondo noi no, nel senso che non esistono due individui!
Nell'analisi gnostica Pilato rappresenta il pensiero collettivo del mondo materiale la cui decisione è basata su ciò che le folle -i desideri umani- desiderano (ognuno ha il governante che si merita), per cui se alle folle del mondo che determinano la condizione egoica venisse chiesto se liberare l'IO-DIO -Gesù il Nazareno- o l'io-EGO -Gesù-Barabba- che rappresenta la personalità, la risposta sarebbe inevitabilmente Barabba.
Per questa mancanza di responsabilità, il mondo, non accettando il Cristo, l'IO, se ne lava le mani.
Gli ebrei non riconobbero Gesù come il messia perché non ci fu mai alcun personaggio di quel calibro che realmente fu motivo e attore dei vangeli.
Paolo (il San Paolo) cavalcò l'onda di una rielaborazione dei precedenti miti che ebbe facile presa emozionale sui soppressi ebrei e che poteva essere accettata da chi, nella penisola italica, non sapeva che "quel" Gesù non era davvero esistito. Di una quarantina di storici di quel tempo, nessuno ha lasciato alcuna informazione di un tanto famoso personaggio che camminava sulle acque, guariva tutte le malattie e che risuscitava i morti: vi sembra mai possibile? Non un solo rigo a riguardo, mai!!! Paolo asserì di non aver mai incontrato Gesù e questa è l'unica verità che, probabilmente, ha detto in vita sua.
Del periodo post-mito-cristiano ci giungono informazioni circa un fiorire di gruppi misterici cristiani che non erano pubblici poiché erano scuole gnostiche, gruppi di elite, appunto, non chiese pubbliche.
Sapete a quale situazione assomiglia la relativa abbondante tradizione letteraria cristiana? A ciò che oggi sta accadendo con il libro The Secret.
Dopo The Secret è scoppiata la Febbre del Segreto e sono uscite un mucchio di pubblicazioni che "tirano", eccone un elenco:
- 1 - il film The Secret
- 2 - il film La legge dell'attrazione
- 3 - La scienza del diventar ricchi
- 4 - La Chiave Suprema
- 5 - Miracoli
- 6 - La guarigione spontanea delle credenze
- 7 - La legge dell'attrazione
- 8 - La mistica del denaro
- 9 - La forza
- 10 - I segreti della mente milionaria
- 11 - La straordinaria forza di attrazione dei nostri pensieri
- 12 - L'anello mancante del segreto
- 13 - La chiave
- 14 - La chiave principale della ricchezza
Visto come può far presa un testo quando c'era necessità di libertà da Roma allora, come la salute, l'amore o il danaro oggi?
Tutte le varie interpretazioni in Matteo, Luca, Marco, Giovanni, Tommaso, Efesini, 1° e 2° Corinti, Tito, Tessalonicesi, Romani, Filippesi, vangelo di Maddalena e così via per decine e decine, assomigliano a questa pletora di libri che orbitano intorno a The Secret, ma mai nessuno storico ha riportato un rigo di un evento di tale rilevanza; per questo è da ritenersi che questi testi erano produzione di una elite gnostica.
Praticamente, con la bibbia, invece di acquistare i "pezzi sciolti", molti di questi libri vi sono già compresi.
Qui il problema è che, anche se Gesù fosse davvero esistito, ora è divenuto più IO che uomo, per cui a che serve pensarlo ancora "umano" e farlo divenire un simbolo a cui cedergli il tuo potere?
A questo punto i tuoi sospetti stanno trovando conferma e dentro di te, magari, sta maturando la seguente domanda: “Allora cos’è davvero la verità?”
Magari, tra una speculazione dialettica e un dato di portata comune che ti è balzato all'orecchio, hai pensato a qualche risposta che puoi aver creduto essere abbastanza giusta.
Poi trovi un servizio come questo, procedi nella lettura e ti viene detto che… a questa domanda non ci può essere risposta e che, fino ad ora, i simboli si sono impossessati del potere personale, del TUO potere. E magari ti chiedi: ma A. M. King sta cercando di farmi impazzire? No, sto cercando di confonderti, di spostarti i mobili che hai trovato nella stanza per farteli sistemare come tu ritieni sia giusto. Sto dicendo di pensare con la TUA zucca!!!
La verità non è un simbolo su cui speculare: è essenza! E non è qualcosa da raggiungere: lo sei già ora! E non è nulla che possa esistere, ma ciò che l'esistenza la determina: IO.
Anche Pilato originò questa stessa domanda; la si legge da questo testo:
“Per questo sono venuto
nel mondo:
per rendere testimonianza alla Verità.
Chiunque è dalla [parte della] Verità ascolta la voce dell’IO.
Allora Pilato gli chiede: Cos’è la Verità?”
(Giovanni 18: 38)
per rendere testimonianza alla Verità.
Chiunque è dalla [parte della] Verità ascolta la voce dell’IO.
Allora Pilato gli chiede: Cos’è la Verità?”
(Giovanni 18: 38)
A quella domanda non ci fu risposta poiché è impossibile definire la Verità, l'IO.
L’IO può essere definito solo per cosa non è.
Perché fu proprio Pilato a fare quella domanda? Perché Pilato poteva parlare latino e solo in latino poteva essere posta una domanda in cui si realizza la trasmutazione dell'essere. Vediamo come si traduce in latino la frase "Cos'è la verità".
QUID EST
VERITAS
Ebbene, abbiamo spesso sentito che la risposta è nella domanda stessa e, mai come questa volta, anagrammando la frase sapete cosa viene fuori?
EST
VIR QUI ADEST
che significa: "E' l'uomo che ti sta davanti" e davanti a Pilato c'era il Cristo; la verità sai TU, IL CRISTO, L'IO CHE TU SEI. Nella domanda di Pilato era già divinamente contenuta la risposta: capite come è stata pensata bene la storia cristica? La risposta è la domanda!!!
L’IO è il creatore della mente; esiste una precisa gerarchia spirito-mente-corpo e lo spirito è superiore alla mente. Ora seguiamo questo ragionamento: qualsiasi cosa possa esistere può esserlo solo per mezzo della mente; poiché la realtà è apparenza su cui siamo d’accordo (illusione) e poiché qualsiasi realtà è una creazione, ne deriva il fatto che la mente, per stabilire una realtà, deve creare un’apparenza della verità, cioè deve mentire (mente=menzogna=alterazione). Infatti se la verità non è alterata per divenire apparenza, non può manifestarsi e ciò a causa del fatto che se non si entra in una condizione di IO NON SONO non ci si può muovere verso un IO SONO: la vita è movimento e questo percorso -da IO NON SONO verso IO SONO- che è la scoperta di Sè, è la vita.
Quindi la realtà, che è un’apparenza, viene costruita per mezzo di una menzogna. Ne consegue che qualsiasi cosa tenti di spiegare la verità, in realtà è comunque una creazione della mente e quindi, come tale non può assolutamente essere la verità in quanto qualsiasi creazione DEVE contenere una menzogna, altrimenti non può esistere.
È per questo motivo che la verità può essere discussa solo in termini di cosa non è: non è possibile parlare della verità, ma chi l’ha raggiunta può spiegarti cosa essa non è; per questo se vuoi una risposta diretta alla domanda del tipo cos’è la verità che fece Pilato, non riceverai risposta alcuna. Sai, non è per cattiva educazione o per dispetto che non voglio risponderti, solo che non posso proprio, non è proprio possibile...
Ascolta: tu sei esattamente ciò che pensi di essere nel tuo cuore; quindi ti ripropongo la frase amletica: "Essere o non essere?" La verità è "non essere", poiché solo nell'atto di non essere, tu sei, poiché, in questo modo, non ti identifichi in nulla ed esprimi il tuo essere in modo fluido. Non devi pensare di essere, semplicemente Sii. Un essere è divino quando, non essendo identificato in nessuna cosa, è capace di assumere qualsiasi identità, anche dell'intero universo: questo significa essere tutto.
Abbiamo già suggerito la lettura del testo IO SONO QUELLO di Nisargadatta; conosciamo meglio questo fantastico personaggio chiamato affettuosamente “il Vecchio” per mezzo di alcuni brani tratti dal suo libro IO SONO QUELLO.

(N.B.: noi diremmo Sii Calmo! E sappi: IO sono dio - ma questa cosa può determinare immediatamente un problema di identificazione in quanto ci è stato "insegnato" che dio è una entità esterna ed esistente - N.d.A.)
A Nisargadatta non restò che “obbedire”.
"Continuai la mia solita vita, ma ogni momento libero lo passavo a ricordare il maestro e le sue parole e, poiché non le ho dimenticate, mi sono realizzato": così diceva Nisargadatta a chi lo interrogava sulla sua iniziazione. Quando il vecchio parla con sconcertante umiltà del "grande passo", scende nella stanza un silenzio profondo, come quando in un gruppo di persone all'improvviso si scatena un epilettico e gli altri, raggelati, si fanno muti.
Quando il Vecchio dichiarava: "Sono il Supremo" è fatale che qualcuno tra i presenti lo guardasse con un'ombra di malcelata ironia e il Vecchio, sollecito, gli si volgeva sorridendo: "Lo so, è difficile crederlo. Ma se ti dico: metti a fuoco l'IO, non puoi esimerti. "IO" è la tua prima percezione al risveglio. Domandati da dove viene o osservalo quieto; immancabilmente scoprirai tutto ciò che non sei: il corpo, i sentimenti, i pensieri, le idee, le proprietà esterne e interne. Sono tutte auto-identificazioni infedeli; per causa loro ti prendi per ciò che non sei".
"Ma io, chi sono?".
Per spiegare l'inspiegabile Maharaj usava narrare una fiaba:
"Nell'immensità della coscienza appare una luce, un puntolino veloce che traccia forme, affolla pensieri e sentimenti, idee e concetti, come la penna sul foglio. Tu sei quel puntolino e muovendoti ricrei ogni volta il mondo. Ti arresti, e il mondo scompare. Va' dentro e vedrai che quel punto luminoso è l'"io sono", come il riflesso nel corpo dell'immensità della luce. Solo la luce "è", tutto il resto appare. Durante la veglia, la coscienza si sposta di continuo da una sensazione all'altra, di percezione in percezione, da un'idea all'altra, senza fine. La consapevolezza è dell'interezza e della totalità della mente penetrate direttamente. La mente è come un fiume che scorre nel letto del corpo, per un momento ti identifichi con un'onda e la chiami "il mio pensiero". Tutti i tuoi oggetti di cui sei cosciente fanno la mente; la consapevolezza è lo stato in cui la coscienza è colta nella sua interezza".
Il Vecchio continua:
“Janaka, quando si svegliò disse al suo maestro Vasishtha: "Sono io un re che sogna di essere mendicante o un mendicante che sogna di essere re?". E il maestro Vasishtha: "Né l'uno né l'altro, sia l'uno che l'altro. Voi siete e insieme non siete ciò che pensate di essere! Lo siete perché agite in conformità. Non lo siete perché non dura. Potete essere un re o un mendicante per sempre? Tutto muta. Ma voi siete ciò che non muta. Che cosa siete?". Disse Janaka: "Sì, non sono un re né un mendicante, sono il testimone spassionato".
Il saggio consiglio:
"Se vuoi vivere una vita felice, cerca ciò che sei: se vuoi l'integrazione, devi sapere chi vuoi integrare. Lo specchio rimanda l'immagine, ma l'immagine non modifica lo specchio. Tu non sei né lo specchio, né l'immagine nello specchio: puoi lucidarlo per renderlo trasparente e poi ti ci guardi dentro. L'immagine che ti rimanderà non sei tu; tu sei l'osservatore dell'immagine. Capisci bene: qualunque cosa tu percepisca, non sei quello. Poiché puoi vedere sia l'immagine che lo specchio, non sei nessuno dei due. Chi sei? Non pensare per formule. La risposta non è nelle parole. L'enunciazione più adatta è: "io sono ciò che rende possibile la percezione", la vita stessa, oltre lo sperimentatore e la sua esperienza. Ora distanziati sia dallo specchio che dall'immagine e resta solo, fermo.
È facile smettere di identificarsi col corpo: osserva il corpo, osserva la forza vitale del respiro. Se tu puoi osservarli, significa che ne sei distinto. Proprio come in seguito, quando osserverai la coscienza, sarai al di là della coscienza. Ma, da principio, sii una cosa sola con la coscienza. Tu non puoi in alcun modo confonderti con questa finzione che è il corpo.
Quanti sono i tuoi processi automatici? Digerisci, fai circolare il sangue e la linfa, muovi i muscoli e poi percepisci, senti, pensi senza sapere come e perché. Analogamente, sei te stesso senza saperlo. Non c'è nulla di sbagliato in te in quanto te stesso, il quale è come deve essere. Lo specchio invece non è chiaro e verace e perciò ti dà delle false immagini: non devi correggerti, ma solo mettere a punto la tua idea di te stesso.
Impara a distanziarti dall'immagine e dallo specchio; allenati a ripetere: "Non sono la mente, non sono le sue idee". Se lo fai con pazienza e convinzione, arriverai a vederti direttamente come la fonte eterna e universale dell'essere-conoscenza-amore. Tu sei l'infinito, concentrato in un corpo. Per ora vedi solo il corpo. Se insisti, arriverai a vedere solo l'infinito. Ogni esperienza è necessariamente transitoria. Ma ha un fondo immutabile.
Nulla che si possa definire un evento è destinato a durare. Però alcuni eventi purificano la mente e altri la intorbidiscono. Istanti di profonda intuizione, di amore illimitato, purificano la mente; invece i desideri e le paure, le invidie e l'ira, le credenze cieche e l'arroganza intellettuale inquinano e intorpidiscono la psiche. Senza l'autorealizzazione sarai consumato dai desideri e dalle paure che si rinnovano futilmente. I più ignorano che si può arrestare il dolore.
Ma, una volta udita la buona novella, bisogna immediatamente porsi al di sopra di ogni conflitto. Ora sai che puoi essere libero e che dipende da te. Hai due alternative: sarai per sempre torturato dalla fame e dalla sete, spinto dal desiderio a cercare, afferrare, trattenere, in un gioco di perdite e rimpianti, o ti inoltrerai nella ricerca appassionata dello stato d'immutabile perfezione, cui nulla si può aggiungere e nulla sottrarre. I desideri e le paure si dileguano, non perché vi si sia rinunciato, ma perché hanno perso ogni senso. Non devi "fare". Sii e basta. Non c'è da scalare montagne o giacere in caverne. E neppure ti dico: "Sii te stesso", giacché non ti conosci.
Limitati a essere!!!
Non sei né il mondo "esterno" dei percepibili, né quello "interno" dei pensabili, né il corpo, né la mente. Non ci si accosta per gradi: accade ed è irreversibile. Ruoti in una nuova dimensione dalla quale i vecchi abiti mentali appaiono vuote astrazioni. Come al sorgere del sole si vedono le cose come sono, così, nell'autorealizzazione, tutto si mostra com'è: il mondo delle illusioni è lasciato alle spalle. Non è l'esperienza della realtà, bensì dell'armonia dell'universo.
Chi formula la domanda? E chi c'è dietro la persona che la formula?
In realtà non ci sono persone, ma fasci di memorie e abitudini... Il Supremo è un unico blocco compatto di realtà. La condizione indisturbata dell'essere è la beatitudine. La condizione disturbata è ciò che appare come mondo: nella non-dualità c'è la beatitudine; nella dualità c’è l'esperienza...
La realtà è oltre la descrizione: la conosci solo se sei essa. ...Il mio silenzio canta, la mia pienezza è colma, non mi manca niente. Non puoi conoscere la mia terra finché non ci sei dentro.
E in quel dire il Vecchio mostra una forza di gigante, come se dal piccolo corpo, accartocciato e corroso dagli anni, si levasse una lingua di fiamma o un brivido di energia che gli elettrizza lo sguardo.
Qualche volta guardava la gente e facendo il gesto di strapparsi i capelli, gesticolava e diceva: "Non vi capisco, non cercate mai la verità, siete talmente invischiati nell'illusione del falso. Volete quello che non avete e non volete quello che avete; soffrite e continuate a soffrire." Poi aggiungeva: "E' incredibile! Perché non fate il contrario che è volere quello che avete e non volere quello che non avete? È così semplice, potreste essere felici; la libertà è qui a portata di mano. Voi aspirate a piccole cose, mentre potreste avere l'intero universo, l'eternità, la luce eterna: prendetela!"
L'essenza dell'insegnamento di Nisargadatta è che siamo già assolutamente liberi e che non c'è nulla che dobbiamo fare o diventare, non c'è nulla che dobbiamo cambiare in noi, ma dobbiamo solo vedere la verità della vita, ossia che non siamo né questo corpo né questa mente che sono un gioco degli elementi, se volete.
E quando lo comprendiamo, appare una straordinaria felicità e libertà. Nisargadatta l'esprimeva così: "Quando vedo che non sono nulla, è saggezza; quando vedo che sono tutto, è amore... e tra i due scorre la mia vita".
Nisargadatta significa:"Colui che risiede nello stato naturale al di là del manifesto"."
Fin qui le citazioni (in parte da noi rielaborate) da IO SONO QUELLO
L’IO è l’Unica Verità, ma essa non può essere spiegata: può solo essere vissuta e QUELLA COSA SEI TU. Ragionamento, cultura, corsi e spiegazioni non servono a nulla se non coltivano in te la capacità di percepirti.
E non puoi raggiungere l’IO con la religione; religione significa relegare, imprigionare e, poiché fa leva sulla questione del salvatore, essa non può farti pervenire all’IO. Non siamo interessati al fatto se 2000 anni fa sia vissuto qualcuno seppur a cui il Vangelo si riferisce: ciò non è produttivo per la realizzazione del Sé. Ciò di cui siamo certi è che il Vangelo non si riferisce a nessuna persona specifica, ma è un mito e il mito serve per conservare un concetto da trasmettere in un futuro.
Non crediamo che il Gesù-IO del Vangelo sia un personaggio davvero esistito, seppur, come detto nella prefazione del Vangelo del Re, ci potevano essere tanti Gesù che si aggiravano a quei tempi; canonizzare un uomo per farlo divenire un santo o un mito, equivale a ciò che gli antichi facevano con gli eroi per trasformarli in dei e ciò mi sa tanto di primitivo.
Un simbolo, di per sé, non ha alcun potere se non quello che gli assegni tu nel momento in cui gli dai potere e da quel momento il simbolo ha potere su di te: lascia andare i simboli (che sono ciò che ti condiziona) e senti, percepisci di esistere: saprai cos'è IO.
L'IO è colui che genera la prima percezione, la percezione di se stesso e questa cosa non può essere discussa, ma solo sperimentata: è una realtà interiore. L’accento qui è che se l'IO non si sperimenta e tale condizione non produce “effetti speciali”, ma si riduce solo ad argomento per vivaci discussioni fra eruditi dall'aspetto malaticcio e triste, rimane ciarpame intellettuale.
Volete capire come subdolamente lavorano in modo automatico i simboli?
Ebbene, fate luce nella stanza e individuate una parete bianca; fatto?
Ora fissate questa immagine nei quattro puntini che si trovano al centro per 40 secondi e dopo, guardando la parete bianca, aprite e chiudete le palpebre più volte...

Allora cosa, o meglio, chi avete visto?
Capite come lavora un simbolo? Perché assegnate proprio quel nome a quest'immagine? Perché quest'immagine fa leva su un simbolo. Chiunque vedrebbe un'immagine in risposta a questa illusione, ma la nostra mente è portata a farla divenire simbolo poiché sotto c'è una credenza su cui si fa leva.
Le cose dell'ambiente richiamano i simboli e "vedete" o credete in cose che non ci sono affatto; i simboli sono nascosti e vi controllano nei vostri atteggiamenti: non date loro ulteriore potere. Se nella vostra testa non c'era qualcosa che riguardava Gesù, voi non avreste visto colui che credete di aver visto.
I
popoli non dovrebbero aver paura
dei simboli: sono gli uomini
che conferiscono potere ai simboli;
di per sé un simbolo è del tutto privo di significato…
dei simboli: sono gli uomini
che conferiscono potere ai simboli;
di per sé un simbolo è del tutto privo di significato…
A. M. King
curatore: Arcangelo Miranda
© copyright 2009 Arcangelo Miranda – è consentita la pubblicazione con l’obbligo di inserire anche un link attivo
(*) la parte di testo in rosso è una rielaborazione di un lavoro di G. Bastia http://digilander.libero.it/Hard_Rain/Nazareno.pdf
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