Vangelo del Re
di A.M. King
![]() |
La verità non è qualcosa in cui credere, ma solo ciò che TU sei
Non fare agli altri ciò che vorresti non fosse fatto a te
Le conseguenze Karmiche del controllo sugli altri
Questo servizio è collegato con quello dal titolo: La vita tende all'equilibrio
Vi avverto: nonostante che il prossimo filmato sia uno scherzo, vi lascerà molto sgomenti, ma proseguendo nella lettura di questo articolo vedrete che la realtà davvero a volte supera la fantasia.
Vi renderete conto di come, ascoltando senza verificare, quindi credendoci per puro atto di fede, ci siamo fatti fregare:

Questo breve filmato, intitolato PERCHE' UN RISTORANTE ITALIANO A DUBAI FALLISCE è una Candid Camera del programma 3nonblondes della emittente inglese BBC; la ripresa mostra le due attrici travestite con il burqa che recitano la difficoltà di mangiare spaghetti al fine di riprendere come le persone intorno a loro reagiranno.
Quando vediamo di queste cose, rimaniamo sgomenti, ma c'è qualcosa in cui, per decenni, abbiamo creduto per fede e che al termine di questo articolo ci lascerà ben più sgomenti del filmato.
Dalle nostre reminiscenze scolastiche ci sono rimasti nella testa termini relativi al medio evo quali feudatario, vassallo (servitore), valvassore (servitore minore), servo della gleba.
Quella del servo della gleba era la condizione più sfruttata: mentre le altre cariche si scaricavano le proprietà terriere l'un l'altra, questi erano coloro che coltivavano davvero la terra, si spezzavano le ossa, pagavano il fitto della terra al padrone, la decima se la proprietà era del clero ed erano obbligati a determinate prestazioni di lavoro (corvées, giornate di lavoro gratuito). I servi della gleba erano tali per nascita e non potevano "lecitamente" sottrarsi a tale condizione senza il consenso del padrone terriero.
Purtroppo passano i tempi, ma l'uomo rimane sempre lo stesso: oggi dittature religiose come quelle dei talebani o delle ayatollah, comandano le loro terre alla stessa maniera.
So che non sospetteresti neanche lontanamente e non vorrai credere a ciò che leggerai, ma in un paese sacro agli occhi praticamente di tutti si sono consumati crimini inenarrabili a seguito di una dittatura religiosa in quanto teocrazia assoluta: si tratta del Tibet e della insospettabile, quanto carnefice, aristocrazia dei monaci tibetani.

In Tibet, fino a 60 anni fa, momento in cui la dittatura venne sollevata dall'intervento militare cinese, la popolazione che non faceva parte della schiera dei religiosi-aristocratici, subiva le feroci angherie dei capi-padroni, dei monaci appunto.
La coltivazione della terra era gestita come i feudi del medio evo: c'era il feudatario - i monaci - e c'era il servo della gleba, il contadino che se voleva dar da mangiare alla sua famiglia gli doveva gestire la produzione della terra. In questa situazione dittatoriale facilmente lo status di servo della gleba si trasformava in quello di schiavo con abusi da terzo mondo.

servi della gleba
I contadini, infatti, erano normalmente sfruttati e, oltre a lavorare nei campi, dovevano essere disponibili nelle “mura del castello” - il monastero - per le faccende domestiche, per dipingere le pareti, fare pulizie e cose del genere. Nel caso in cui il contadino non poteva produrre quanto richiesto, il padrone gli applicava un cannibalesco interesse del 50% annuo che fa passare per pivello anche il personaggio di Hannibal Lecter:

il grande Antony Hopkins nel ruolo di Hannibal Lecter nel film
Il Silenzio degli innocenti - 1991
Se i contadini non onoravano il debito, venivano resi schiavi per tutta la vita: inoltre i monaci potevano "trombarsi" le figlie dei contadini e decidere delle loro sorti vita natural durante. Nel caso in cui qualcuno “non serviva più”, beh allora lo buttavano fuori dalle mura del Monastero e lo facevano morire assiderato nella neve.
Questa è stata la situzione del Tibet fino a una sessantina di anni fa.
LA VERITÀ A METÀ
Essendo noi dalla parte dell'autodeterminazione dei popoli, siamo certamente rammaricati nel constatare che da 60 anni il Tibet è invaso dalla dittatoriale Cina e che oggi, reclamando i loro diritti, si assistano a scene cruente di repressione da parte dell'esercito cinese. In ogni caso, non interessandoci di politica, in questo servizio vogliamo soffermarci solo degli effetti del comportamento e del relativo karma.

Mentre molti VIP si spendono in pubblico per la libertà del Tibet, stigmatizzando le “atrocità” cinesi in nome di una democrazia violata dalle orde comuniste, pochi si chiedono come fosse il Tibet medesimo prima dell’occupazione cinese.
L’immagine del Tibet che i media propinano è quella di un paese indipendente, a forte connotazione spirituale e meditativa, dove il buddismo garantiva armonia e pace sociale, una sorta di paradiso mistico ad uso dei divi holliwoodiani alla Richard Gere. Ma uno sguardo alla storia e a testimonianze insospettabili di filocomunismo ci induce a qualche dubbio.
Nel 1951 la Cina effettuò una invasione pacifica del Tibet in quanto rivendicava il Tibet quale terra appartenente a quella patria creatasi nel XIV secolo, periodo in cui un capo monastero buddista si alleò con Kublai Khan, condottiero mongolo (1215-1294) fondatore dell’Impero Cinese e nipote di Gensis Khan.
Il Tibet sin dal 1300 era una provincia della sterminata terra di Cina e il capo di quella terra era chiamato Grande Lama; fu solo nel 1578 che il titolo si trasformò assumendo la denominazione di Dalai Lama (Oceano di Saggezza), cioè Maestro Spirituale. Il capo di uno stato teocratico (religioso) quale è il Tibet è quello di una figura che riunisce il potere temporale e spirituale in un unico individuo.
Il primo Dalai Lama fu nominato dall’imperatore Kublai Khan, nel 13° secolo e, secoli dopo, il suo successore ebbe bisogno di un esercito inviato dalla Cina per ristabilire il suo potere. Almeno cinque tra i pacifici e meditativi Dalai Lama furono uccisi in lotte di successione interne al buddismo locale [Stuart Gelder and Roma Gelder, The Timely Rain: Travels in New Tibet (New York: Monthly Review Press, 1964), 119].
Da un punto di vista economico, il paradiso spirituale zoppicava ancor di più: il grosso delle terre coltivabili era posseduto dai monasteri e dai lama più influenti, una vera e propria aristocrazia, rese produttive dal lavoro servile della popolazione locale che costituiva parte integrante del fondo agricolo: da noi, nel Medioevo, si chiamavano servi della gleba e il fondo, feudo. Pradyumna Karan, autore certamente non filocomunista, fu costretto ad ammettere che “buona parte delle terre coltivabili appartenevano ai monasteri che accumulavano ingenti ricchezze… inoltre i lama di grado più alto appartenenti alle famiglie nobili, potevano arricchirsi con gli scambi, il commercio e il prestito di denaro…” [Pradyumna P. Karan, The Changing Face of Tibet: The Impact of Chinese Communist Ideology on the Landscape (Lexington, Kentucky: University Press of Kentucky, 1976)].
Il solo monastero di Drepung contava tra i suoi possedimenti 185 fattorie, 300 pascoli, 25.000 servi e 16.000 pastori. Oltre ai pagamenti in denaro o in natura, i servi avevano l’obbligo di prestare lavori gratuiti ai monasteri, le corveès medievali, appunto. Tasse venivano applicate su tutti gli aspetti della vita rurale, compresi matrimoni, decessi, nascita di figli, spostamenti. Se i servi non avevano di che pagare, il monastero prestava loro i soldi a tassi dal 20 al 50% che poteva, in caso di insolvenza, ridurli in schiavitù anche a vita. Ai servi non era permesso sposarsi senza il consenso dei padroni, né potevano emigrare in altri luoghi senza venire catturati, puniti e ricondotti al feudo: appartenevano a tutti gli effetti alla terra e, quindi, al feudatario o al monastero. Le punizioni includevano mutilazioni, accecamenti e morte (Stuart e Roma Gelder , The Timely Rain: Travels in New Tibet - New York: Monthly Review Press, 1964).
I loro figli potevano essere addestrati nei monasteri a compiti diversi - dal monaco al domestico - ed erano spesso oggetto di abusi sessuali: tutto il mondo è paese… ma questa è un'altra storia... In questa condizione tragica si stima che prima dell'invasione cinese del 1951 vivessero 700.000 persone circa su 1.240.000 del totale della popolazione.

Nel 1951, subito dopo l’invasione del Tibet, il governo di Pechino apportò subito due novità:
1 – la condizione di schiavitù dei contadini viene riportata almeno a quella di servo della gleba, per cui i potenti religiosi aristocratici non possono più chiedere interessi a strozzo e ridurre in schiavitù la popolazione; il confine tra le due condizioni sembra sottile, ma ciò è determinante per la conquista della libertà individuale;
2 – vengono tolti, ovviamente, tutti i poteri politici al Dalai Lama il quale rimane solo coordinatore amministrativo del Tibet.
Questo fu un primo momento di respiro per la popolazione tibetana.
Questo assetto del territorio verrà mantenuto dal 1951 fino al 1956, periodo in cui i cinesi non interferirono, se non marginalmente, nella vita tibetana e consentirono il permanere dell'economia feudale, limitandosi ad abbassare i tassi di interesse e a costruire strade ed ospedali, gli unici esistenti a tutt’oggi in Tibet. (Hugh Deane, "The Cold War in Tibet," Covert Action Quarterly - Winter 1987).
Nel 1956, anno della rivolta (peraltro finanziata dalla CIA e dai servizi segreti indiani), iniziarono i veri problemi: gruppi di facinorosi aristocratici del decaduto governo teocratico tibetano, al fine di ritornare in possesso del territorio, effettuarono diversi attacchi a convogli militari cinesi: cominciò così la repressione del governo di Pechino e il 17 marzo 1959 il Dalai Lama fu costretto a scappare all'estero.
Nel 1961, con un atto deciso, Pechino instaurò la scuola laica e, inserendosi in questioni amministrative, distribuì la terra ai contadini (tipico atto proletario) togliendola ai latifondisti e facendo così decadere per sempre l'economia feudale; vennero abolite le punizioni ai servi e venne introdotta la scuola pubblica laica, oltre a progetti di elettrificazione, idraulici e infrastrutture che ridussero drasticamente la disoccupazione.
Ora facciamo due conti: i paladini della teocrazia feudale parlano di 1.200.000 morti ammazzati dal governo cinese, ma se così fosse il Tibet sarebbe ridotto a un immenso cimitero, visto che, al massimo, nel 1951 la popolazione contava 1.250.000 abitanti; i cinesi hanno ammesso eccessi durante la rivoluzione culturale, specialmente contro i religiosi, ma i viaggiatori occidentali oggi ammessi in Tibet non riferiscono di scenari di tipo cambogiano e si dovrebbe avere difficoltà ad incontrare i pochi residenti autoctoni.
Siamo pronti ad addentrarci nel succo della questione: perché oggi i monaci (e non la popolazione tibetana) stanno subendo persecuzioni dal governo cinese? È vero che chi la fa, l'aspetti? Sì!!!
GLI ASSOLUTI NON ESISTONO
È divenuta celebre la frase Tutto è relativo di Albert Einstein; perché il grande scienziato sentenziava ciò? Lo diciamo a parole nostre...
Viviamo in un universo materiale che, come tale, è interferenziale nel senso che una cosa, per poter esistere in questo universo, ha necessariamente bisogno di almeno un'altra cosa che l'aiuti a realizzare e a determinarne l’esistenza.


Se abbiamo compreso questo concetto, comprendiamo anche che la regola aurea FAI AGLI ALTRI QUELLO CHE VORRESTI FOSSE FATTO A TE non può essere un fatto assoluto (ed è sbagliato prenderla come tale) in virtù del fatto che gli assoluti non possono esistere.
L'analisi più maccheronica ci dice che non può essere valida in assoluto per il semplice fatto che altrimenti un masochista dovrebbe essere benevolmente accettato per il dolore che infligge agli altri, visto che gli piace tanto provarlo su di lui. Così, seguendo il detto secondo cui fatta la legge, trovato l'inganno, la Regola è stata interpretata e utilizzata nella sua accezione "negativa" divenendo Non fare agli altri ciò che vorresti non fosse fatto a te. E così è nato un inganno millenario che ha bloccato e incenerito il cervello di miliardi di persone...
Questa regola (insieme a quell'emerita stronzata del gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente dovete dare che è stata interpretata sotto un punto di vista di danaro) ha fatto più danni di qualsiasi altra cosa. Nel libro Vangelo del Re, A. M. King spiegherà tutta una serie di storture del vangelo, ma questa, probabilmente, è una delle più importanti che ha rovinato la vita di miliardi di persone al mondo.
PRODUTTIVITÀ
Facendo l'esempio di chi vi tocca le tasche, la fregatura diviene molto evidente: supponiamo che un vostro dipendente non lavora, voi lo sapete, ma a fine mese lo pagate comunque. Allora egli, nella sua testa, vede la paga come un premio e fa questo semplice calcolo: se mi hanno pagato, vuol dire che hanno riconosciuto il mio lavoro e pertanto si sente legittimato a non fare niente.
Sembra quindi evidente che se qualcuno non ti produce sul lavoro lo mandi via. Forse non ci crederai, ma una delle più grandi difficoltà degli "addetti ai licenziamenti" è proprio quella di dare il benservito alle persone, ooops: agli sfaticati.
La frase non fare agli altri ciò che vorresti non fosse fatto a te ha creato una tale impronta negativa nelle persone al punto da portarle ad identificasi con gli altri fino a credere che facendo qualcosa agli altri la si faccia a se stessi. Questo è un micidiale condizionamento con cui è stato molto facile soggiogare i popoli da parte degli sfaticati governanti che, conoscendo questo meccanismo, si sono circondati di persone incapaci per diffondere la cultura della confusione, poiché nella confusione risulta difficile scovare i responsabili; mettete ordine al caos e gli sfaticati salteranno fuori.
Il condizionamento determina, quindi, un modo di vedere le cose e questo determina a sua volta un'impronta sulla realtà che di conseguenza determina un karma, un destino, un modo continuo di come andranno le cose, un destino non desiderabile in quanto la vita sembra non cambiare più. In definitiva tu non puoi essere ciò che vorresti essere TU perché il condizionamento ti ha convinto che è sbagliato prendere a calci nel culo uno sfaticato che ti sta facendo danni. Sei uno di quelli che non sa dire NO? Seguimi che non è finita...
L'IMPRONTA DELLA REALTÀ: le categorie operative
Se analizziamo il nostro rapporto con il mondo, riusciamo a condensare tutte le azioni possibili in quattro categorie operative:
- ciò che io faccio a me stesso
- ciò che io faccio agli altri
- ciò che gli altri fanno a me
- ciò che un altro fa a qualcun altro.
Le categorie di azione sono solo quattro, non ce ne sono altre; queste categorie operative e la realtà possono essere viste come trama e ordito:

Quando al mattino ci svegliamo tristi, allora crediamo che tutto il mondo è triste: siamo tristi con noi stessi e con gli altri, gli altri lo sono con noi e tutti lo sono tra loro.
Alla stessa maniera, se noi siamo felici con noi stessi, lo siamo anche con gli altri e vediamo che gli altri sono felici con noi e lo sono tra loro.
Il mondo, di per sé, non ha una collocazione caratteriale o d'umore propria, bensì siamo noi ad assegnargliela a seconda del nostro stato d'animo del momento.
Ancora: se giudichiamo che il mondo è avaro, noi siamo avari con noi stessi, lo siamo con gli altri e gli altri sono con noi e tra loro. Per essere dio, dobbiamo vedere gli altri già arrivati: se li vediamo che hanno bisogno di sapere o di essere aiutati, di riflesso anche noi lo dovremo essere e violeremmo le condizioni di onnipotenza-onniscenza-onnipresenza che è il modo con cui dovremmo vedere le cose e gli altri.
In questo universo, essere dio dipende da quanto noi, a seguito di vedere gli altri dio, interferiamo (ricordi: universo interferenziale) con essi per mezzo di azioni divine, cioè che rispondono al proprio Sé.
Quindi noi improntiamo una delle quattro categorie della realtà (il campo quantico) con una funzione d'onda che riflette il nostro modo di vedere le cose e ci viene restituito un panorama che si spalma sulle altre tre categorie d'azione.
Si può facilmente calcolare che questa è la meccanica coinvolta sempre, in ogni caso e per chiunque: se vediamo le cose da un punto di vista divino questa meccanica lavora a nostro favore, mentre se siamo polarizzati essa lavora contro di noi in quanto va a creare un destino negativo. Il karma è il punto di vista sulle cose che determina un destino non desiderabile.
Quando siamo nel flusso della vita, il nostro cervello funziona come ricevitore e l'energia vitale lo raggiunge fornendoci le idee dell'IO SONO che dobbiamo manifestare. Quando noi ci opponiamo a queste idee, nel nostro campo-eterico si creano delle forme-pensiero che avranno due risultati:
- determinano, in ogni caso, un'emozione negativa in noi
- a livello di punto di vista, rimane un modo fisso di vedere le cose e questa cosa è chiamata considerazione (karma).

C’E’ PIÙ FELICITÀ NEL DARE CHE NEL RICEVERE
Un’altra applicazione delle quattro categorie diviene molto più evidente quando si parla di cose materiali. Erroneamente la maggior parte delle persone crede che per ottenere qualcosa si debba fare in modo di averla. In realtà non è così!
Sembra paradossale, ma per AVERE si deve DARE come conseguenza dei flussi delle categorie d'azione: infatti se io dò a me stesso, dò anche agli altri e gli altri danno a me, così come un altro dà a qualcun altro. Allora tutti danno e quindi la circolazione di un determinato prodotto, diviene disponibile per tutti. Ora pensiamo al danaro e proviamo ad applicare la caratteristica opposta, cioè il trattenere (possedere) invece del dare: se io trattengo dal

Ora sapete quali sono i danni dell’egoismo e sapete anche da cosa, quasi sempre, dipende la stitichezza intestinale: la persona stitica è così in atto di possedere che non è in grado neanche di lasciare andare la propria merda.
Quindi, il mondo funziona così come la maggior parte delle persone lo timbrano con il suggello del dare o del possedere: una volta si diceva che se pianti patate non puoi raccogliere melanzane, oppure che chi semina vento raccoglie tempesta! Sto parlando anche di scambio e di riconoscimento, quegli elementi sconosciuti, specie per molti dei pezzenti che si vantano di appartenere all'ambito "spirituale", ma che sono solo disposti a prendere senza mai ricambiare.
SENTIRE-FARE-AVERE: le condizioni per "essere"
AVERE e NON-AVERE rappresentano una dicotomia, una copia di opposti. In un universo materiale, ogni qual volta siamo polarizzati su un estremo di una coppia polare, prima o poi deve avvenire il contrario, una situazione che può essere rappresentata graficamente da un’onda alternata:

Ciò significa che in questo universo, se noi siamo proiettati sull’avere "avremo" (in quanto possesso), ma poi lo PERDEREMO; al contrario se siamo proiettati sul non-avere (voler perdere), prima o poi dovremo AVERE, ma la periodicità dell'onda ci farà alternativamente avere e non-avere e questa è la stessa identica e precisa funzione d'onda del Ciclo delle Nascite e delle Morti.
Ecco ciò che diceva Osho:
Ecco perché i buddhisti la definiscono "la ruota della vita e della morte, la ruota del tempo".
Gira come una ruota: la nascita è seguita dalla morte, la morte è seguita dalla nascita; l'amore è seguito dall'odio, l'odio è seguito dall'amore; il successo è seguito dal fallimento, il fallimento è seguito dal successo.
Osserva soltanto!
Se riesci ad osservarlo, anche solo per qualche giorno, vedrai affiorare uno schema, lo schema di una ruota.
Un giorno, una bella mattina, ti senti benissimo e felice, mentre un altro giorno sei così vuoto e ottuso da iniziare a pensare al suicidio.
Eppure, il giorno prima eri così pieno di vita, così estatico da sentirti riconoscente a Dio per essere in un tale stato d'animo di profonda gratitudine, mentre oggi il lamento in te sembra infinito e non vedi il motivo per continuare a vivere.
Passi da uno stato d'animo all'altro, ma non vedi lo schema di fondo.
Nel momento in cui te ne accorgi, ne puoi uscire.
Osho
Come si fa a "possedere" in maniera stabile? Semplice, basta rispondere alle condizioni dell’essere: sentire-fare-avere: questo genere di AVERE è avere autentico in quanto derivante dal sentire interiore, il che significa "essere quella cosa" la quale non potrà mai essere persa a causa di eventi esterni: tu sei divenuto quella cosa.
Esistono milioni di modi per "avere" come conseguenza del possedere e tutti ricadono nella dualità della dicotomia AVERE NON-AVERE, mentre il modo più banale per avere qualcosa senza mai poterla perdere, ma che continuamente viene ignorato, è ESSERE QUELLA COSA.
Anche il non-avere risponde alla stessa meccanica in quanto conseguenza del non voler possedere: prima o poi il pendolo emozionale cambia senso; ricorda i quattro amici al bar (canzone di Gino Paoli) che in età adulta sono divenuti impiegati di banca, la cosa che prima combattevano.
In conclusione il destino non è tanto questione di fortuna, ma di scelte derivanti dal nostro atteggiamento verso il mondo.
Forse tutti, almeno una volta nella vita, si saranno chiesti perché determinate persone, cattivi politici, delinquenti, criminali, sembrano avere tanto senza perdere mai nulla; in realtà, considerando il pendolo della dicotomia non nell’arco di una vita, ma in un periodo che ne abbraccia anche diverse, la cosa torna, nel senso che, a seconda della forza con cui una persona cerca di possedere, potrebbe rimanere ricca anche per molte vite, ma prima o poi inizia la spirale discendente e alla fine si troverà a nascere in Africa nelle peggiori condizioni che conosciamo...

Se oggi trovate un’intera popolazione in un determinato stato e dall’analisi della vita attuale non risulta alcun crimine, ebbene potete essere certi che i crimini li hanno fatti prima, nelle vite passate.
Quindi, a questo punto, parliamo del…
IL KARMA
Karma, in italiano, si traduce con “considerazione”, che significa “avere un punto di vista fisso sulle cose”. Il karma crea una realtà polarizzata, la realtà dualistica, a mo’ di onda alternata o pendolo, che ti farà alternativamente capitare cose che ritieni prima desiderabili e poi cose che ritieni indesiderabili. Se un giorno sei martello, in un altro sarai incudine, ma solo perché sei polarizzato e perché sei in trappola nel ciclo delle nascite e delle morti.
Se oggi le persecuzioni tibetane sono essenzialmente perpetrate sui monaci è perché, storicamente, le stesse angherie e persecuzioni che essi ricevono da Pechino, le hanno fatte prima loro agli altri: la vita tende all'equilibrio (leggi anche questo articolo).
Come si può vedere, i Monaci tibetani sono una profonda delusione in virtù dei tanti secoli in cui, in modo pressoché criminale, si sono elevati a padroni assoluti di una intera popolazione.
Lo so che è dura da digerire, ma ricorda: è vero ciò che è vero per te perché tu ci hai messo il naso dentro e non perché qualcuno te lo ha detto.
Più che "non fare agli altri ecc. ecc." ti suggerirei di non fare ciò che gli altri vorrebbero che tu facessi e che porta risultati solo a loro... e poi solo dopo potrà venire a galla, dentro di te, cosa è davvero giusto fare.
La morale della favola è: credi solo a quelle cose che hai visto TU e non a ciò che ti raccontano, poiché molto spesso le persone raccontano fandonie dovute a princìpi emozionali e sono anche molto convincenti, come consumati attori.

Ed alla fine I have a dream: un Tibet libero, oltre che dai comunisti, anche dai monaci per il diritto all'autodeterminazione del Popolo tibetano.
Arcangelo Miranda
pubblicato il 19 maggio 2011
Tweet | ...... |
Libri suggeriti:
Arcangelo MIRANDA![]() IO SONO Colui Che È ![]() |
Tim Leedon - Maria Murdy![]() Il libro che la tua chiesa non ti farebbe mai leggere ![]() |
Igor Sibaldi![]() Il codice segreto del Vangelo ![]() |
Nisargadatta![]() IO SONO quello ![]() |
Alessio Di Benedetto![]() La religione che uccide ![]() |
Barry Long![]() Dominare la mente |
